Avrei potuto dirti tante cose

Avrei potuto dirti tante cose

Oggi ho di nuovo diciassette anni, e sono di nuovo seduta di fianco a te su una panchina che forse nemmeno esiste più.
Ho di nuovo il mio vestito bianco nuovo di zecca, la matita per gli occhi che non sapevo mettermi e che potrebbe colare da un momento all’altro per il caldo, ho di nuovo il sorriso di cartapesta che avevo provato e riprovato allo specchio la sera prima solo per te.
Tu hai di nuovo vent’anni e lo sguardo perso nel vuoto. Hai di nuovo paura di dire quel che pensi, delle responsabilità, del futuro, di dover indossare gli occhiali in pubblico.
Siamo di nuovo lì, di nuovo noi, i vecchi noi, di nuovo in quel momento con un’altra occasione per salvarci.

Cosa potrei dirti questa volta? Cosa potrei dire per non farti alzare da quella panchina con una scusa, per non farti andar via portando con te l’ultima speranza alla quale mi ero aggrappata?
Ci ho riflettuto per anni.
Quali sarebbero state le parole che avrebbero potuto darci un futuro diverso, uno in cui rimpianti, bugie e rancori non erano contemplati?
Ci ho pensato e ripensato. Ho perso il sonno. Ho perso la ragione per scovare quelle dannate parole.
Ma non le ho mai trovate.

Credo che quel momento, che ho sempre considerato lo spartiacque della nostra storia, fosse già ben oltre il “troppo tardi”.
Non avrei potuto dire nulla per convincerti a restare. Volevi andartene, e lo avresti fatto in ogni caso. Eravamo già condannati, stanchi e senza più risorse. Un amore non ha un momento preciso in cui smette di esistere, è un processo lento e doloroso, una fiamma che si spegne pian piano.
La fine era già arrivata, era arrivata quando avevi smesso di cercare le mie labbra, quando le nostre dita avevano deciso di non incrociarsi più, quando avevi preferito tenere per te quella nuova canzone che ti piaceva tanto anziché parlarmene.
Io combattevo a stento.
Preferivo lasciare spazio ad un falso sorriso e un vestito nuovo piuttosto che rassegnarmi al fatto che non mi avresti guardata nemmeno con addosso il vestito migliore del mondo.

Avrei potuto dirti tante cose, quel giorno.
Vomitarti addosso tutto quello che mi faceva stare male, che non mi faceva dormire la notte e che mi stava portando ad impazzire. Avrei potuto accusarti, ferirti ed essere spietata.
Oppure dirti come ti amavo, gettarmi tra le tue braccia e pregarti di ricordare quanto disperatamente ci eravamo cercati fino a qualche mese prima.
Avrei potuto chiederti perché eri cambiato, cosa ti stava tormentando, quali erano i pensieri che non avevi il coraggio di confessare a nessuno, forse nemmeno a te stesso.
Avrei potuto tentare di tutto, davvero di tutto.
Ma credo che alla fine te ne saresti andato lo stesso.

Le parole per te non significavano niente all’epoca. Eri stanco di ascoltarle, stanco di dargli un senso.

Forse non avrei davvero dovuto dire nulla.
Oggi ho di nuovo diciassette anni, sono di nuovo seduta accanto a te, e l’unica cosa che riesco a fare è solo guardarti negli occhi, disfarmi di quel sorriso falsissimo e lasciare che quell’addio silenzioso scritto nel mio sguardo ti resti dentro per sempre. Con tutte le parole non dette che si è portato dietro.

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Scritto da

Luna Spenta

Perennemente in bilico tra vita e nostalgia. Scrivo di amore, di delusioni, di passione, e anche un po' di me.

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