Lettera a cuore aperto a chi mi ha “salvato tante volte da qualche tipo di altra morte”.
“Ed è vero quando dici che “la musica fa sempre il proprio dovere”.
È incredibilmente vero.
E la tua, di musica, lo fa benissimo.
In ogni momento della mia vita mi hai accompagnata. Prima di un esame, nelle sale d’aspetto, prima di una visita, durante lo studio, sotto la doccia, sul treno, durante gli interminabili viaggi.
Tu ci sei sempre stato.
A Campovolo avevo questo anello con me. Ha segnato una svolta troppo importante per la mia vita per toglierlo.
Ho capito che, anche grazie a te, avevo ancora la forza e che dovevo ripartire da ciò che rimaneva di me.
Ho capito che non dormire la notte non era poi così male, perché dopo certe notti, avrei visto te nell’alba.
Ho capito che, anche essendo una piccola stella senza cielo, ero viva. Ma questo già lo sapevo, perché le donne lo sanno.
Ho capito che c’è sempre una canzone, e meno male che le tue ci sono sempre.
Potrei continuare per attimi o secoli a scrivere di te e di quanto sei grande per me, ma non riuscirei mai a contenere in così poche righe quanto tu mi faccia bene.
Gli altri non lo capiranno mai.
Non capiranno mai quanto tu mi faccia sentire viva.
Per questi pochi motivi e per altri mille o forse centomila, io non posso immaginare una vita senza te.
È surreale, lo so. Ma non riesco nemmeno io spiegare con parole più semplici e veloci quanto mi scoppi il cuore soltanto a sentir pronunciare il tuo nome.
Sei mania. Sei la malattia e la cura.
Sei qualsiasi tu voglia citazione di qualunque tua canzone.
Che alla fine, però, è anche la mia.
Grazie.
Buon Compleanno, Liga!”
13 Marzo 2017