Chi ha ucciso Bambi?

La Madone au coeur blessé, Pierre & Gilles
La Madone au coeur blessé, Pierre & Gilles

Un dolore sconosciuto mi storce dall’interno, e come un cervo ferito esausta corro per tenere i suoi artigli lontani dal mio cuore graffiato.
Tutto intorno a me, sottili ombre e odori familiari.
Simile a un animale selvatico mi aggiro trascinandomi tra le foglie schiacciate dalla pioggia, come su un morbido tappeto di natura morta, lasciando tracce sporche che disperatamente cerco di nascondere, leccandomi le ferite per impedire al sangue di tradirmi.
Con le mani tocco l’umidità nell’aria e lascio che penetri attraverso queste mie fragili ossa arrese sotto al peso della mortificazione, e con la bocca aperta rivolta al cielo e gli occhi chiusi su di me mi fermo invidiosa ad ascoltare la sinfonia composta dalle gocce d’acqua che suicide si lasciano sbattere esplodendo sui rami degli alberi secchi, messi lì come silenziosi custodi della solitudine che con tanto desiderio nel buio mi sono ritagliata.
Se è vero che da qualche parte nel mondo una pace esiste per ciascuno di noi, prego a mani giunte che questa sia la mia.
Questa notte l’unico fascio di luce che mi colpisce è blu ed esce violento dalle pagine di un libro che porta un nome abbagliante, e con esso io mi vedo cambiare forma diventando un tutt’uno con la natura, stringendomi disperatamente alla luna che stanotte per la prima e ultima volta diventa colei che dal cielo mi ha generata.

A volte penso sia stata la luna a partorirmi tra spasmi di cosce pallide sapientemente allargate tra le stelle proprio in alto. Così appesa sopra un concerto di David Bowie lei si apriva lasciandomi cadere.
Io sono Demon e la luna è mia madre.

Il libro che tengo stretto al seno perde sotto al mio stremato sguardo la sua materialità per esplodere dovunque intorno a me con la sfiancante forza prosaica di cui è ricolmo. Le sue parole ora libere dalla carta a cui erano incatenate si schiantano sulle cortecce ammuffite del paesaggio che mi circonda, e io mi imprimo sugli alberi per lasciare che esse si conficchino anche sulla mia pelle, come tatuaggi di folle poesia visionaria da cui non voglio avere più scampo.
Pillole di Luminal assumo per svuotarmi e sentirmi piena di livida energia in movimento, pillole di Luminal mando giù sino a vedere l’astro più triste e lucente sciogliersi come una madre in lacrime sulla mia pelle di fata troppo simile a quella di Demon, nuda e bianca come il più dolce dei riflessi stellari, pillole di Luminal ingoio ridendo e perdendomi sulle linee cerulee che si rincorrono sulle mie braccia, sottili strisce di vita che colano e fluiscono a pochi millimetri dall’aria che mi avvolge, sferzando crudele le mie labbra rosse come il sangue che mi riempie in questa notte luminosa e che con il suo scorrere pigro rende il mio sconosciuto dolore meno violento di quanto non lo fosse sino a poco fa.
Nel buio sottovoce mi rallegro anch’io del sole che ancora non è al suo posto, e danzando mi alleggerisco tenendo stretta la mano di Davi, sarai mia amica per l’eternità, le dico, nel firmamento rimani tu la fiamma più ustionante, sussurro tra i suoi capelli queste parole e mi stringo al suo corpo magro avvolto dal nero splendente dei suoi abiti che si fondono all’oscurità, impedendomi di riconoscere il punto in cui termina la mia amica sfolgorante e comincia la notte più oscura.
Se la morte avesse un sintomo, mi dico, sarebbe questo: lentamente cessare di riflettere la luce e non distinguersi più dal buio.
Amica mia per l’eternità, sento Davi dirmi facendosi piccola con la voce, sei così vicina ad essere una creatura fatta di tenebre che il pallore opaco della tue pelle già non lascia spazio a fraintendimenti.
Mi allungo verso di lei e con occhi di supplica le chiedo di farmi tenere i suoi polsi sottili come lame tra le mie mani, in questa notte strana in cui il sole sembra essersi dimenticato di sorgere e la luna non smette di ingrandirsi, occupando tutto lo spazio del cielo.
Tenendomi stretta a Davi imploro la madre in cielo affinché il dolore finalmente trovi la sua pace e per sempre la smetta di spaventarmi, nel cielo mi specchio guardando i miei occhi tragici e le mie labbra rotte, pensando a quanto sarebbe bello fermare per sempre questo momento in una drammatica fotografia. Sopra le note dei Sex Pistols che da lontano mi chiedono gridando “
Who killed Bambi?i sensi iniziano a tremarmi, e quasi mi sembra di aver intravisto l’astro sorridermi con quel fare materno che sa curare anche le ferite più poeticamente profonde, poco prima di precipitare in un sonno disturbato da sogni meccanici in cui angeliche bambole maldestre mi calpestano paralizzandomi e prendendomi a schiaffi e baci, per poi dissolversi in ombre sfocate.
È questa paura che ha ucciso Bambi, mi ripeto mentre cerco di scacciarla, è questa paura che ha ucciso Bambi.

Al mio risveglio le nuvole sono fuggite per fare spazio al sole prepotente.

Nell’aprire gli occhi scopro che il mio estraneo dolore ormai tenta di colpirmi con il solo risultato di passarmi attraverso come fumo impotente, e io scappo dalla fastidiosa luce del giorno volando via simile a Demonia, pipistrello acrobatico che nel cielo sparisce come una libellula frettolosa, e con le mani strette a quelle di Davi e Demon mi volto per un ultimo secondo a guardare svanire quel male ormai ridicolo, schernendolo per non essere più in grado di scalfirmi.
Mi fa ridere la tua debolezza, gli urlo con il fiato che mi rimane, scagliandogli addosso il libro immortale che tenevo tra le mani e che ormai porto sciolto e incastrato dentro di me simile a uno scudo indistruttibile, in mezzo gli organi che con tenera ammirazione si sono aperti per fargli spazio in eterno.
Sorrido con l’aria che mi colpisce la pelle su cui la luce torna infine dolcemente a riflettersi.
Bambi è rinato ed è più forte di prima.

Cosa d’alta magia non ferirsi mai.