Dolori del ciclo: arriva il congedo mestruale per stare a casa

Dolori del ciclo: arriva il congedo mestruale per stare a casa

Di recente, si è ampiamente discusso del congedo mestruale che altro non è che un permesso retribuito, rivolto alle donne che soffrono fortemente durante il ciclo mestruale. Parliamo dell’Inghilterra e dell’azienda Coexist, diretta da una donna di nome Bex Baxter. Notando le sue dipendenti spesso doloranti, stanche e poco produttive proprio a causa del ciclo mestruale, ha pensato di introdurre questo particolare permesso per concedere loro di riposarsi e riprendersi dal dolore. Il motivo principale? Non costringerle a lavorare in giornate che si rivelerebbero poco produttive.

L’Inghilterra, in realtà, non è stata la prima a parlare di congedo a causa del ciclo mestruale. In Asia infatti, molti paesi hanno introdotto questo permesso da prima degli anni cinquanta. A dare il buon esempio è stato infatti il Giappone, seguito poi da Cina, Filippine e altri paesi. Pensate che la Nike, dal lontano 2007, lo ha ufficialmente inserito nel suo codice lavorativo, in ogni sede in cui opera. Possiamo quindi intuire che non è esattamente una novità parlare di congedo per il ciclo mestruale.. eppure c’è chi ancora non è d’accordo con questa soluzione.

Uomini e donne contro le donne: il dibattito sul congedo mestruale

Ciò che più ha stupito la maggior parte della gente (e anche me), è stata la reazione delle persone contrarie a questo permesso. Secondo molto uomini e, cosa ancora più strana, molte donne, il congedo mestruale non ha alcun senso. I migliori si sono lasciati andare con diverse dichiarazioni, tra le quali:

Prima volete la parità dei sessi e poi state a casa per un po’ di mal di pancia?

Che pena! Donnette del genere, le lascerei a casa a fare il sugo e rifare il letto!

Donnette proprio, poi lamentatevi che nessuno vi assume, certo, se dovete rompere le balle anche per questo!

Questa violenza e questo razzismo nei confronti di donne che soffrono veramente, da dove nasce? Forse non tutti hanno idea dei dolori che una donna può provare durante il ciclo mestruale. E ci tengo a specificare dolori, perché non si tratta di “un po’ di mal di pancia”. Spesso si prova un mix di mal di reni, mal di testa, nausea, debolezza e chi più ne ha più ne metta.

Ma che senso ha mettersi contro il nostro stesso vicino? Stiamo combattendo con un Paese che assume sempre meno (donne), che fa firmare dimissioni in bianco (in vista di eventuali gravidanze?) e nel momento in cui un’azienda, nemmeno italiana, esce con un progetto simile, noi ci facciamo la guerra? Se in paesi culturalmente e tecnologicamente meno avanzati rispetto all’Italia, questo congedo per il ciclo mestruale è già stato approvato e funziona oltre 50 anni, perché non possiamo essere contenti e magari sperare che venga introdotto anche da noi?

Vi invito a riflettere sui motivi che spingono un’azienda, e quindi colei che potrebbe “avere qualcosa da perdere” introducendo questo congedo, a concedere dei giorni di permesso per i dolori da ciclo mestruale. Vi invito anche a mettervi nei panni delle donne che stanno davvero male durante quei giorni e che rendono meno di un bradipo assonnato. Proprio quelle donne, che spesso si vergognano o non si osano a chiedere giornate di ferie e malattia “perché tanto succede ogni mese, mica posso pretendere di stare a casa 2 giorni ogni 28”.
E infine vi invito a dirmi cosa ne pensate, perché l’unione fa la forza, specie in movimenti come questi, che potrebbero segnare dei grandi cambiamenti.

 

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Scritto da

Laura Zanati

Aspirante viaggiatrice. Credo molto nel karma e amo follemente i gatti. Lavoro nel mondo del web marketing e sogno di poter lavorare in giro per il mondo. Consapevolmente ossessionata da musica, rosa e scintillii di ogni genere.

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