Cosa c’è nella testa di chi procrastina

Cosa c’è nella testa di chi procrastina

Situazione tipo: l’esame più importante del semestre è dietro l’angolo e l’unico modo per passarlo è studiare un certo numero di pagine ogni giorno, senza strappi alla regola.
Oppure: la scadenza per consegnare un lavoro al proprio capo è domani e servono 64 slide da preparare in una notte. O ancora, quella mail urgente è da spedire il prima possibile e non c’è un minuto da perdere.
Eppure la pagina Wikipedia che parla degli usi e costumi degli abitanti delle isole Fær Øer in questo momento sembra la lettura più invitante ed interessante del pianeta.

Non bisogna lavorare troppo di fantasia per trovare degli esempi concreti di procrastinazione: il semplice fatto che io stia scrivendo quest’articolo lo è, visto che avrei molte altre voci sulla mia lista di cose da fare, tutte più urgenti e non rimandabili. Ma chi procrastina lo sa bene, il nostro cervello sembra reagire allo stress dei doveri semplicemente divagando. Più cose abbiamo da fare, e più sono importanti, più la nostra mente ci suggerirà di prenderci una pausa, di fare tappa in cucina per scandagliare il frigo, di aggiornare il feed di Facebook un numero indefinito di volte o guardare tutti i video di un canale qualsiasi su YouTube.

Il mostro della gratificazione immediata

Anche se in questo momento sto facendo qualcosa di attivo (scrivere un articolo, appunto), c’è una differenza sostanziale tra quest’attività e le altre più urgenti: si tratta di una gratificazione immediata. Questo pezzo parla di qualcosa che m’interessa, posso pubblicarlo senza doverlo sottoporre a nessuna revisione e sento di stare facendo qualcosa che impegna il mio cervello. Posso vederne immediatamente i risultati, ed è questo che mi porta a preferirlo a qualsiasi attività i cui risultati impatteranno la mia vita sul lungo termine (come aggiornare il mio CV, acquisire una nuova competenza, o ancora imparare una nuova lingua).

I procrastinatori seriali spesso diventano tali per tre ragioni:
Disorganizzazione: chi non è organizzato per natura, e di conseguenza non sa dare le giuste priorità e scadenze ai propri compiti, tende a procrastinare molto di più rispetto a chi ha una to do list organizzata e un calendario da rispettare. Le incombenze urgenti e quelle secondarie vengono svolte tutte in una volta, il che aumenta il carico di lavoro e fa apparire la situazione peggiore di quanto non sia, costringendo il cervello a “fuggire” alla ricerca di gratificazioni immediate.

Perfezionismo: chi sente di dover sempre dare il massimo e non è mai soddisfatto del proprio operato, spessissimo finisce per arrendersi alla prospettiva del fallimento piuttosto che accontentarsi di un lavoro svolto (a suo parere) male. Per questo il loro cervello smette di focalizzarsi sui risultati e inizia a divagare.

Insicurezza: chi procrastina, a volte, non si sente all’altezza del compito che gli è stato assegnato, e non sapendo neppure da dove iniziare entra nel panico e divaga.

Il circolo vizioso del senso di colpa

procrastinareQualunque sia la causa scatenante che ci porta a procrastinare, un unico fattore accomuna chiunque si trovi a rimandare l’inevitabile: il massacrante, onnipresente senso di colpa che affligge chiunque sappia di stare mancando ai suoi doveri.
Il nostro cervello elabora la procrastinazione come una mancanza che deve essere compensata, e in un meccanismo auto-regolatorio che tutti ben conosciamo ci fa essere costantemente coscienti del fatto che stiamo perdendo tempo e che avremmo altro di cui occuparci. Ma perché, allora, il senso di colpa non ci riporta ai nostri doveri?

Il ricercatore Piers Steel, uno dei più attivi studiosi di motivazione e procrastinazione, ha elaborato nel 2007 la teoria della motivazione temporale, secondo la quale un individuo sceglierà sempre il comportamento che riterrà più utile, e che l’utilità del comportamento stesso cambierà nel corso del tempo, influenzandolo.
Per esempio: studiare per l’esame mi garantirà un buon voto, ma i risultati di un buon voto non avranno un’utilità immediata nel mio futuro, mentre altre attività (giocare, socializzare, guardare la tv) produrranno una soddisfazione istantanea.
La gratificazione immediata, già introdotta nel paragrafo precedente, è più forte del senso di colpa e riesce quasi sempre ad avere la meglio. Il nostro cervello è assetato di endorfine e ci porta a preferire sempre e comunque qualsiasi attività lo aiuti a rilasciarle.

Come smettere di procrastinare

Affermare che esista una soluzione universale alla procrastinazione sarebbe come dire che è possibile smettere di mangiare cioccolato da un giorno all’altro.
Tuttavia esistono una serie di trucchi e accorgimenti che possono aiutarci (anche solo in parte) a ritrovare più in fretta la concentrazione:

  • Creare un piano d’azione con tanto di scadenze e tempistiche e fare di tutto per rispettarlo
  • Ricordare costantemente a noi stessi il motivo per cui dobbiamo svolgere quel compito
  • Avere qualcun altro che ci ricordi costantemente il motivo per cui dobbiamo svolgere quel compito
  • Spezzare il lavoro in piccole parti di modo che non sembri un grosso problema
  • Premiarci ogni volta in cui completiamo una parte del lavoro
  • Non rinunciare al sonno e al riposo per colpa del compito da svolgere: servirebbe solo a convincere ancora di più il nostro cervello a fuggire in cerca di tranquillità

E voi, cosa avreste dovuto fare in questo momento anziché leggere questo articolo?

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Blogger, web designer, a volte scrittrice analogica. Nerd repressa causa incompatibilità con la matematica. Mens sana in corpore pigro. Sogno di scrivere un e-book al giorno e di smetterla con le frasi brevi nelle biografie.

Commenti

1 Commento
  1. Avatar
    posted by
    Mara
    Apr 13, 2016 Reply

    Studiare tedesco..

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