Ho visto Curon e non mi è dispiaciuta

Ho visto Curon e non mi è dispiaciuta

Ho visto Curon e non mi è dispiaciuta.

(Ho cercato di mantenere la recensione il più possibile senza spoiler. Diciamo che nomino solo alcuni elementi che a parer mio non sono troppo spoilerosi, ma per i più pignoli, sappiate che potreste andare incontro a qualche piccolo spoiler).

Parto dal presupposto che quando ho saputo dell’uscita di questa serie tv su Netflix, avevo aspettative molto alte, date dal fatto che adoro questo genere ed ero entusiasta del fatto che in Italia finalmente si iniziasse a produrre qualcosa di diverso.

Dopo aver imparato ad apprezzare prodotti indipendentemente dalla nazione di origine (vedi Dark, su cui avevo zero aspettative e che, ad oggi, è una delle mie serie tv preferite in assoluto), evito di partire troppo prevenuta sulle produzioni italiane.

È un discorso non condivisibile, lo so bene, ho parlato con tante persone che non la pensano assolutamente così, dato che poi, il più delle volte, riusciamo a produrre serie tv di qualità solo sulla malavita (vedi Romanzo Criminale), mentre per il resto sembra quasi che non riusciamo mai ad impegnarci abbastanza.

Abbiamo attori fenomenali quando si tratta di impersonare criminali, ma poi tutto il resto lo trasformiamo in “Un Medico In Famiglia” – serie per cui nutro il massimo rispetto e che ho amato da bambina, ma non vedo la necessità di ripetere lo stesso format ogni volta che si propone una serie tv italiana.

Ciò detto, pochi giorni prima dell’uscita di Curon, ho letto recensioni pessime. Si criticava tutto, recitazione, sceneggiatura, scenografie… praticamente una serie inguardabile sotto ogni punto di vista. Il tutto, ovviamente, condito da una serie di “dopotutto cosa potevamo aspettarci da un prodotto italiano?”.

Alla fine ho deciso di vederla, perché l’immagine del campanile nel Lago di Resia mi piaceva così tanto che non ho potuto non darle una possibilità.

Se fa davvero così schifo – ho pensato – amen, vorrà dire che non la consiglierò a nessuno. Sopravvivrò. Sono sopravvissuta al finale di Glitch, su cui avevo tantissime aspettative e si è rivelato il peggior finale in assoluto che avessi mai potuto vedere (sì, anche peggio di Game of Thrones – ho detto tutto), potrò sopravvivere ad una serie italiana di basso livello.

La trama inizialmente non si capisce bene, la musica non mi piace per niente, gli attori così e così. Eppure vado avanti, e mi chiedo anche perché. La finisco abbastanza velocemente, non in un giorno, perché non mi ha preso così tanto da volerla bingewatchare, ma in due giorni, che per 7 episodi ci possono stare.

Arrivo alla fine del terzo episodio e qualcosa cambia. Sento che non è così pessima come ho letto in rete. È un prodotto che si fa guardare, incuriosisce anche abbastanza. Le scenografie sono bellissime, specie per un’amante come me dei paesaggi invernali. Il Lago di Resia ha un fascino assurdo e quasi mi dispiace averlo scoperto solo attraverso una serie tv, non vedo l’ora di andare a visitare Curon Venosta.

I dialoghi non sono male, forse il tono di voce è un po’ basso, ma avevo letto di dialoghi completamente insensati, quando a me sono sembrati normalissimi. Cioè, non è che sia una serie da guardare per i dialoghi, ma non li ho trovati così terribili.

Sì, è a tratti troppo lenta e a tratti troppo veloce. Ci sono tantissimi elementi che si sarebbero potuti evitare, si è messa così tanta carne al fuoco che alla fine alcune questioni non si riescono a comprendere a pieno – ad esempio: questi doppleganger, quindi, hanno sentimenti o sono solo ombre prive di qualsiasi forma di amore? Perché vediamo che più volte alcuni di loro si sono dimostrati capaci di vivere la vita della persona rimpiazzata.

Allo stesso modo, la questione doppleganger mi è piaciuta tantissimo, specie per il personaggio di Lucas, che secondo me è stato recitato in maniera ottima, altra cosa che contesto a chi diceva che la recitazione faceva schifo.

Ora, diciamo che la recitazione non è proprio il punto forte di Curon, questo va ammesso. C’è Valeria Bilello che mi piace molto e, per l’appunto, il ragazzo che interpreta Lucas (Luca Castellano) che anche mi ha sorpreso in positivo.

Al contrario, ho trovato i protagonisti un po’ piatti e stereotipati, specie Daria (Margherita Morchio), anche se poi verso la fine non mi sono dispiaciuti.

Curon è una serie che non ha ancora ben capito da che parte deve stare e a che pubblico è rivolta: ha elementi del mystery e del teen, sembra rivolgersi ad un pubblico adulto ma poi i protagonisti sono ragazzi e si mette troppa enfasi sui loro intrecci, un po’ come quando per dare spazio a tante cose, se ne lasciano troppe altre da parte ed è come se non si sia dato spazio a nessuno.

Il finale di stagione è intrigante, anche se chiamato praticamente dal primissimo episodio, però lascia voglia di vedere una seconda stagione. Anzi, dirò di più, il finale è proprio il momento in cui si inizia ad empatizzare un po’ con la storia dei due protagonisti. Sì, lo so, il settimo episodio è un po’ tardino ma tante serie tv partono in maniera lenta. Non abbiamo forse detto più volte che la lentezza non sempre è un difetto?

Chi lo dice che una serie, per essere accettabile, debba necessariamente essere super originale?

Anche la tanto acclamata Casa di Carta nasce da un’accozzaglia (neanche riuscita troppo bene) di idee prese da film anni ’90 sulle rapine come Inside Man e la saga degli Ocean’s, però piace tanto. Perché di un prodotto come la Casa di Carta sentiamo parlare così bene – quando i difetti sono tantissimi e neanche troppo nascosti – mentre di Curon, fino ad ora, abbiamo sentito solo critiche distruttive?

Curon è un esperimento riuscito a tre quarti. C’è ancora molto da limare, sia chiaro, non la reputo la serie dell’anno, né tantomeno tra le più belle che io abbia mai visto, ma ha un potenziale. E forse è proprio questo potenziale non (ancora) sfruttato che da un lato mi fa arrabbiare tantissimo perché si sarebbe potuta gestire in modo migliore, mentre dall’altro mi intriga perché spero che ci sia dell’altro e che molti degli elementi inseriti nella prima stagione siano spiegati meglio in futuro (ad esempio, che c’entra la famiglia Rania con il lago di preciso?).

Non è originale ma funziona. Non ha personaggi di grande spessore, ma sta lì, sul catalogo, senza grandi pretese, quando serie tv di gran lunga peggiori avanzano pretese molto più grandi.

Unica nota veramente negativa e sulla quale concordo con le altre recensioni: la colonna sonora. Un mix di suoni e rumori che l’udito riesce difficilmente a tollerare e accozzaglia di canzoni attuali (?) come Miss Keta in situazioni in cui veramente non ce n’era bisogno, che arrivano al punto di creare imbarazzo perfino allo spettatore. Di questo, cari sceneggiatori, c’era veramente bisogno?

Prima di concludere, poi, una cosa la voglio chiarire nel modo più assoluto: Curon non c’entra assolutamente niente con Dark. Così come Dark non c’entra niente con Stranger Things. Sono paragoni che trovo davvero senza senso, perché se basta che i protagonisti siano degli adolescenti per accomunare due serie tv, potrei dire che Stranger Things assomigli a The OC, ma mi sembra abbastanza ovvio che non sia così.

Dark si basa sui viaggi nel tempo e sui paradossi temporali, Curon viaggia in tutt’altra direzione, non ci pensa neanche lontanamente (PER FORTUNA) ad intricarsi anche con i viaggi nel tempo e con i paradossi. Sarebbe un suicidio per una serie del genere.

Tirando le somme, sì, Curon mi è piaciuta. No, non diventerà mai una delle mie serie preferite, ma la classifico in una fascia media, molto sopra 13 Reasons Why, Elite, Baby e la Casa di Carta, che reputo davvero di bassissimo livello. È una serie che ci ha provato, sicuramente realizzata con grande impegno. La serialità italiana ha ancora tantissimi passi da fare per raggiungere i livelli qualitativi che ci aspettiamo per quanto riguarda questo genere, ma piano piano penso che possiamo farcela.

Fossi in voi, se non l’avete vista, io la guarderei. Senza troppe aspettative, senza attendere il colpo di scena, senza attendere chissà quali elementi che ancora questa serie non è in grado di darci, ma perché secondo me ha bisogno di una possibilità.

Se invece l’avete vista, fatemi sapere cosa ne pensate.

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Ventotto anni, appassionata di viaggi e letteratura e con il sogno nel cassetto di diventare scrittrice. Nel frattempo scrivo racconti nell'attesa dell'ispirazione per creare qualcosa di migliore, venero i ravioli cinesi e mi drogo di serie TV.

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