Let it be

Let it be

Ci pensi mai a “Let it be” che stava forse troppo stretta tra le pareti di una doppia in un due stelle a Clapham South, zona due quasi tre, e a noi che i Beatles neanche li avevamo mai ascoltati ma quel mattino ci sentivamo un po’ troppo britannici per non farlo?
Lo racconto sempre alle persone che mi chiedono perché, perché questa generazione è fatta così, così difettosa e imbranata, così allergica all’amore convenzionale.
E la risposta forse l’ho trovata in quel momento.

Ci ripensi a quant’era difficile ballare nei quindici centimetri scarsi tra il letto e la porta, noi che non avevamo mai ballato, e a quanto io fossi ridicola nel mio tentativo di scovare un po’ di romanticismo tra Youtube e la moquette mentre tu ti divincolavi nella morsa tuo orgoglio?
Che tre notti sono niente, Londra non la vivi, non respiri, corri tra Westminster e il Tower Bridge e la sera ti manca il fiato anche per far l’amore.

Però io ci ripenso spesso a quei tre minuti di pura musica, quando fretta non ne avevamo neanche un po’, e siamo stati più noi di tutti i noi degli ultimi anni, e forse è nello squallore di un bed & breakfast che si può trovare un po’ di infinito che neanche in Joyce, Kundera o Dostoevskij.

Io ci penso, ma forse è perché ho voglia di altri tre minuti in cui né Londra né l’universo contano qualcosa, i viaggi sono insignificanti, ha senso solo la nostra danza maldestra e ci importa di quel po’ di musica che arriva al di là della pelle.

Penso che tre notti bastano e avanzano, che novantanove sterline comprano il cielo e che non ascoltare i Beatles è un peccato mortale.
Noi che non avevamo mai visto Londra, mai danzato, mai assaporato il testo di Let it be, noi che non sappiamo ancora niente del mondo e dell’amore, ma che forse stavamo imparando a smettere di pensare e cominciando a vivere.
Tre notti, tre anni o tre minuti, non cambia niente.
Noi che anche se piccoli, squattrinati e inconcludenti abbiamo sempre voglia di prenderci un attimo di infinito.

Ed è questo che rispondo a chi mi chiede i perché della nostra generazione, il perché di tanti viaggi, di tanti cambi di rotta, di tanti ripensamenti sui sentimenti e la vita e il lavoro.

Rispondo che questi attimi di insensata felicità rubati alle paranoie e al dovere sono tutto ciò per cui combattiamo.

Just let it be.

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Scritto da

Luna Spenta

Perennemente in bilico tra vita e nostalgia. Scrivo di amore, di delusioni, di passione, e anche un po' di me.

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