Millesettecentocinquanta chilometri

Millesettecentocinquanta chilometri

Millesettecentocinquanta chilometri. Due centimetri.

C’erano lei e il mare, e forse qualcos’altro, forse qualche decina di persone, di case bianco panna, di motoscafi all’orizzonte, ma lei ascoltava il mare e niente più.
Era la stessa spiaggia, ci affondò le mani, la sentì bollente, ne raccolse una manciata e la fece scivolare tra le dita per ricordarsi che la sabbia era identica, fine, morbida, friabile, di quella che ti si attacca addosso come un vestito difficile da sfilare.
Poteva davvero essere la stessa di quel giorno?

Clic, clic, clic, la sinfonia delle onde sul bagnasciuga venne profanata da quel suono artificiale, meccanico. Qualcuno lì vicino stava fotografando il mare, ma lei non si voltò, non voleva vedere nessuno, semplicemente si chiese come una foto avrebbe potuto rendere giustizia a quella luce perfetta, a quel verdeazzurro mozzafiato che non si poteva dipingere neppure con tutti i colori mai inventati.
Lui le diceva sempre che il suo mare non l’aveva trovato da nessun’altra parte.

Quella non era per niente una giornata adatta a pensare all’amore, con il sole che baciava l’acqua calmissima, una brezza leggera che ne increspava la superficie e una tranquillità quasi surreale per quel periodo dell’anno, ma lei non riusciva in alcun modo a sdraiarsi, addormentarsi sotto il sole e lasciarsi cullare dal rumore delle onde dimenticandosi di tutto, proprio non ce la faceva.
Nella sua testa c’erano solo numeri.
Era la terza estate senza di lui, erano trentadue mesi che non lo vedeva, erano millesettecentocinquanta i chilometri che in quel momento li separavano. Aveva contato tutto, forse con troppa meticolosità, ed erano tutti numeri mastodontici, pesanti, grandissimi rispetto a quei soli due centimetri.

Erano a due centimetri l’uno dall’altra tre anni prima, seduti nella stessa sabbia, più o meno nello stesso punto in cui si era sistemata quel giorno, lei che al mattino si svegliava presto e faceva di tutto per conquistarsi proprio quell’angolo di spiaggia. Solo due centimetri. A due centimetri di distanza si sente tutto, l’odore della pelle bruciata dal sole, dei capelli impregnati di salsedine, l’intensità dei respiri. Due centimetri sono troppo pochi per poter pensare lucidamente a qualcos’altro che non sia l’amore.
Lei aveva amato tanto, tante persone, aveva baciato, fatto l’amore con più di un ragazzo, ma riusciva ancora ad emozionarsi stando a due centimetri da lui, senza neppure toccarlo.

“Torniamo qui la prossima estate, vero?”
“Ci torniamo tutte le volte che vuoi”

Non si capacitava che quelli fossero lo stesso mare, lo stesso posto, esattamente la stessa atmosfera di quel pomeriggio lontano. Non capiva perché tutto fosse rimasto identico, proprio tutto tranne il dettaglio più importante. Rifletteva su quanto possa diventare buio il sole se visto con altri occhi, con quelli di chi ha perso l’amore per colpa della distanza.

Lui aveva tradito lei, il loro mare e la loro promessa. Ora era lontano, immergeva i piedi in un’altra acqua, magari faceva promesse a qualcun’altra abbracciandola sul bagnasciuga.
E il loro mare era rimasto lì ad aspettarli.
Per questo lei ci tornava ogni estate. Per questo non sceglieva mai altre mete, dove forse avrebbe potuto rilassarsi di più, distrarsi, portare con sé altre persone. Si conquistava ogni giorno il loro angolo, tastava la stessa sabbia e ascoltava gli stessi suoni. A volte giurava di poter sentire ancora l’odore della sua pelle nell’aria.

Il fotografo di poco prima le si avvicinò, era alto e scheletrico, stringeva una reflex tra le mani e le chiese timidamente, in un italiano stentato, se potesse farle qualche foto, perché era in un punto perfetto e in una posa molto artistica.
Lei acconsentì con un sorriso forzato, tornò a guardare il mare e sentì un’altra ondata di clic alle sue spalle.
Uno, due, dieci. Altri numeri.
Chissà se sarebbe arrivato a millesettecentocinquanta.

Almeno la sua tristezza serviva a qualcuno. In effetti non poteva esserci foto migliore: lei, il suo mare, la sua spiaggia, il suo cuore vuoto.
Chissà se con uno scatto si poteva immortalare la nostalgia.

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Scritto da

Luna Spenta

Perennemente in bilico tra vita e nostalgia. Scrivo di amore, di delusioni, di passione, e anche un po' di me.

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