Quando vuoi

Quando vuoi

“Quando vuoi”, mi avevi detto, “quando vuoi puoi chiamarmi”.

Il tuo tono di voce era insolitamente basso e lo sguardo era quello sfuggente e vagabondo di chi non vede l’ora che sia tutto finito.
Te n’eri andato salutandomi con un cenno incerto della mano e lasciandomi con quell’ultima frase, che probabilmente per te era solo il palliativo di un “addio” che proprio non riuscivi a pronunciare.

Non potevi avere idea di quanto quelle parole mi avrebbero tormentata negli anni a venire.
“Quando vuoi”. Come potevi averlo detto sul serio?
Lo sai benissimo che io avrei voluto chiamarti subito.
Ti avrei voluto chiamare in ogni momento, da quello in cui sei salito sul treno dopo quell’addio mascherato da arrivederci fino a quello in cui ho varcato la porta di casa mia, confusa e smarrita, continuando a chiedermi nella mia testa “e adesso?”.

Ti avrei voluto chiamare ogni volta in cui la tua mancanza mi portava via un sorriso appena accennato, ogni volta in cui avevo qualcosa di cui essere fiera, ogni volta in cui sentivo la nostra canzone alla radio, ogni volta in cui qualcuno per strada indossava la tua stessa giacca, ogni volta in cui leggevo il tuo nome su un muro o una panchina, ogni volta in cui quasi mi sentivo in colpa ad essere felice senza di te.

Se davvero ti avessi ascoltato, se davvero ti avessi chiamato quando volevo, il tuo telefono avrebbe squillato ogni singolo giorno.
Non avresti mai dovuto lasciarmi con una falsa speranza tra le mani, illudendomi che forse, un giorno, quando proprio non ce l’avrei più fatta a sopportare la tua assenza, avrei potuto di nuovo sentire la tua voce.
Avere un’altra chance.
Avere ancora uno spiraglio, un modo per tornare indietro.

Non avresti dovuto.
Tante volte ho sperato che quell’ultima frase fosse sincera, che in qualche modo ti avrebbe davvero fatto piacere sentirmi ancora.
Tante volte ho afferrato il telefono nel cuore della notte osservando il tuo numero per dei minuti interminabili.
Tante volte mi sono chiesta se davvero mi avresti risposto.
E tante, troppe, innumerevoli volte ho costruito nella mia testa conversazioni che non sarebbero mai potute esistere nella realtà.

Quelle tue ultime parole hanno reso ancora più difficile dimenticarti.
Quell’addio che non sei mai riuscito a pronunciare mi ha distrutta più di tutto il resto.
E ancora oggi, di tanto in tanto, quando cado preda del passato e della nostalgia, mi chiedo se davvero tu abbia mai aspettato una mia telefonata almeno la metà di quanto io ho aspettato un tuo addio degno di questo nome.

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Scritto da

Luna Spenta

Perennemente in bilico tra vita e nostalgia. Scrivo di amore, di delusioni, di passione, e anche un po' di me.

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