Quel giorno in trattoria

Quel giorno in trattoria

Era una trattoria poco frequentata, una di quelle in cui bivaccano operai e impiegati durante la pausa pranzo e che poi rimangono deserte per il resto della giornata. Un arredamento spartano ed essenziale, tavoli in legno, dietro al bancone niente baristi avvenenti ma solo una coppia di affabili anziani.

Non ricordo perché scegliemmo proprio quel posto per pranzare insieme la prima volta. Probabilmente a due ragazzi si addiceva di più un fast food, un bar illuminato, di certo non un locale così tetro in cui ogni parola rimbombava mille volte per la sala deserta.
Era la prima volta che ci concedevamo da soli qualcosa di tranquillo come un pranzo.

Dai mesi precedenti ci eravamo portati dietro solo fretta, concitazione, conversazioni veloci strappate durante le uscite di gruppo.
Ricordo la calma piatta di quel luogo che contrastava con l’agitazione di tutti gli altri incontri.
C’era qualcosa di immensamente diverso, ce ne accorgemmo entrambi. Non so come, mi ritrovavo addosso la sensazione di pranzare con un perfetto sconosciuto anziché un amico. Mi sentivo immersa in un appuntamento al buio più che in un’uscita tranquilla e senza pretese.
Nello spazio tra l’ordinazione, in cui si poteva discutere sul menù ed esaminare gli ingredienti, e l’arrivo dei piatti, che lasciava spazio all’arte del mangiare e commentare i sapori, ci ritrovammo immersi in un silenzio che proprio non era da noi.
E’ quando due persone si ritrovano sole una di fronte all’altra che si scoprono le carte in tavola e le difese inevitabilmente si infrangono.
Tutte le confessioni che riuscivo a farti quando c’era altra gente nei paraggi o quando eri solo un nome sullo schermo di un cellulare diventavano qualcosa di inarrivabile di fronte ai tuoi occhi che mi fissavano da pochi metri di distanza.
I tuoi occhi. Non riuscivo a reggerne il contatto per più di una manciata di secondi.

Mi ritrovai a desiderare che il cibo arrivasse presto, che finissimo in tutta fretta e ognuno andasse per la propria strada senza rivederci mai più.
Nemmeno tu reggevi molto bene la tensione, ti inventasti di dover andare al bagno pur di allontanarti per qualche minuto.
Mi ritrovai da sola con lo sguardo che non riusciva a spostarsi dal tovagliolo che avevo nervosamente accartocciato tra le mani, e progettavo seriamente di alzarmi e uscire, d’altronde io non ero nessuno per te e non mi avresti mai più cercata.
Ero così presa da questo pensiero che quando l’anziana proprietaria del locale mi appoggiò davanti le nostre pizze non trovai neanche la forza di dire “grazie”.
Lei allora mi mise una mano sulla spalla e, con un enorme sorriso, mi sussurrò all’orecchio: “coraggio”.
Come se fosse stata una formula magica, quell’unica parola ti riportò subito da me e la conversazione finalmente decollò. All’ultimo boccone di pizza eravamo non solo due amici, ma addirittura due complici che non vedevano l’ora di rivedersi.
Non so se avessero aggiunto qualche strano ingrediente all’impasto della pizza o se semplicemente ci volesse un po’ di tempo per sciogliere il ghiaccio. Fatto sta che quel dolce ma fermo “coraggio” non l’ho mai dimenticato e, forse un po’ troppo ingenuamente, credo che abbia segnato l’inizio di tutto.

Oggi vorrei tanto tornare da quella vecchina che mi aveva capita così bene, in quel locale anonimo e spoglio, per raccontarle che alla fine ce l’ho fatta.
Con lui sono stata felice. Abbiamo parlato di nuovo in quel modo per ore ed ore, stando abbracciati, interrompendoci solo con i baci, sognando un futuro insieme. Ma alla fine, comunque, se n’è andato spezzandomi il cuore.
Ne valeva davvero la pena?
Forse quel giorno avrei davvero dovuto alzarmi e andarmene senza farmi più trovare.
Forse lei non avrebbe dovuto incoraggiarmi, e oggi avrei un peso in meno addosso e neanche mi ricorderei di quel primo pranzo insieme.
Ma io continuo a rispondermi che sì, nessun fast food o locale affollato ci avrebbe portati a conoscerci così bene in così poco tempo, a diventare prima estranei e poi confidenti nello spazio di una pizza, e in nessun bar alla moda avrei trovato un sorriso e una parola d’incoraggiamento che mi avrebbero impedito di scappare lontana dalla felicità.
Ecco, io quell’inizio così in sordina lo ricorderò sempre come uno dei nostri momenti migliori.
Ancora oggi quando credo di non farcela e tutto sembra crollarmi addosso ripenso con una risata al proposito di fuggire senza pagare il conto e, forzando un sorriso, mi riecheggia sempre nella testa una sola parola.
“Coraggio”.
Le trattorie anonime, adesso, mi piacciono un po’ di più.

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Scritto da

Luna Spenta

Perennemente in bilico tra vita e nostalgia. Scrivo di amore, di delusioni, di passione, e anche un po' di me.

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