Salvador Dalì, un uomo surreale

Salvador Dalì, un uomo surreale

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Nato a Figueres l’11 maggio del 1904, Salvador Dalì si ritrovò fin da subito segnato da una tragedia familiare: tre anni prima, nel 1901, i Dalì diedero alla luce un figlio, che chiamarono Salvador, il quale, però, morì a ventuno mesi. Nove mesi dopo, nacque un altro figlio, che venne battezzato con lo stesso nome. Quel bambino era proprio il pittore eccentrico che tutti conosciamo. Ma i suoi genitori non superarono mai la perdita del bimbo precedente, quindi non deve stupire se Salvador si considerò sempre un ripiego, una seconda scelta, sviluppando un carattere eccentrico e stravagante, preferendo fare i suoi bisogni nell’ingresso piuttosto che in bagno.

Già nel 1919, vista la sua inclinazione verso l’arte, espose alcuni suoi disegni nel teatro della sua città natale.

Decise di trasferirsi a Madrid nel 1922 per iscriversi all’Accademia di Belle Arti (Acedemia de San Fernando) a Madrid, a seguito della morte della madre a causa di un tumore. Durante gli anni all’Accademia, il giovane artista adorava farsi notare per il suo stile da dandy: portava lunghe basette, vestiva giacche, calze e pantaloni alla zuava. Instaurò anche amicizie con futuri personaggi importanti, quali Pepìn Bello, Luis Buñel e Federico Garcìa Lorca.

Venne espulso dalla scuola nel 1926, quando, durante l’esame finale, si rifiutò di rispondere alle domande della commissione, poichè i suoi membri, secondo lui, non erano abbastanza competenti per giudicarlo.

L’incontro con Gala

Decise, allora, di assecondare il suo desiderio di esplorare il mondo e, nel 1929, prese un treno per la Francia. La scelta risentì dell’enorme fascino che il movimento surrealista esercitava sul pittore. D’altro canto, per un uomo così stravagante come Salvador, il subconscio era un argomento molto intrigante e poteva essere utilizzato anche nell’arte stessa per poter dare vita ad immagini surreali. Costante fu la sua ricerca di un metodo che consentisse di utilizzare in maniera precisa e puntuale delle immagini della mente, che il suo metodo venne ribattezzato “metodo paranoico-critico“.

Ma i surrealisti francesi non si accorsero minimamente dell’arrivo dell’artista spagnolo. Riuscì soltanto a stringere amicizia con il poeta Paul Eluard, il quale lo invitò in un villaggio sulla costa catalana dove passava le vacanze con la sua famiglia.

Ed è lì che Dalì conobbe quella che sarebbe diventata la sua compagna di vita: Gala.

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All’epoca Gala era sposata con il Eluard ed era di dieci anni più vecchia di Dalì. Fu proprio lei a rendersi conto del grande talento dell’artista e vide nei suoi quadri una grande e inesauribile fonte di ricchezza.

Nel 1932 Gala ed Eluard divorziarono; il poeta prese la notizia con sportività e non si mostrò per nulla contrariato (anche perchè, nonostante prima del divorzio Gala e Dalì avessero già intrecciato una relazione, la moglie continuava a fare sesso con lui!).

Due anni dopo i due convolarono a nozze e Gala spese tutte le sue energie per promuovere il marito.

Senza dubbio lo portarono alla fama i suoi comportamenti imprevedibili e le sue dichiarazioni shock: basti pensare alle lusinghe che riservò al dittatore tedesco Hitler, o quando disse “il surrealismo sono io!”. Un altro episodio che lo vide sempre al centro dell’attenzione fu quando si presentò ad una conferenza a Londra dal titolo “Paranoia, the Raphaelites, Harpo Marx, and Phantoms” con al guinzaglio due levrieri russi e indossando una muta da sub fuori moda e un casco con in cima il tappo del radiatore di una Mercedes. Durante la conferenza si rese conto che l’ossigeno non arrivava al casco: fu grazie all’aiuto di due amici che Dalì scampò la morte per soffocamento.

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Tra i suoi quadri più importanti ricordiamo “Persistenza della memoria”, caratterizzato dalla presenza di orologi molli, uno dei suoi simboli più celebri. L’idea di raffigurare orologi molli, gli venne quando vide il formaggio francese Camembert sciogliersi dopo cena.

Altri simboli ricorrenti nelle opere di Dalì sono: le formiche, le stecche, gli elefanti, solitamente raffiguranti con zampe lunghissime e magrissime, e l’uovo, simbolo per eccellenza del periodo intrauterino e dell’amore.

Ma Dalì ebbe anche un’incredibile influenza nella cultura di design: sua è l’idea del divano a forma di labbra, ispirato alle sensuali labbra dell’attrice Mae West.

Anche i gioielli, la moda, il cinema e il teatro risentirono della sua influenza.

Una celebre collaborazione è quella con Walt Disney, instaurata per la realizzazione del corto metraggio “Destino“, realizzato solo recentemente dal momento che il progetto, all’epoca di Dalì non venne mai portato a termine.

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Salvador Dalì continuò a vivere una vita piena di stravaganze fino al 1989, anno della sua morte, a causa di un attacco di cuore. L’artista morì mentre stava ascoltando il suo disco preferito: Tristano e Isotta di Wagner.

 

 

“Ogni mattina, al risveglio, provo un piacere sublime: quello di essere Salvador Dalì!”- Salvador Dalì

 

 

 

 

 

photo credits: Tolga Sismanoglu, Fer, Museus Dalì, massimilian

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Giovane studentessa di storia dell'arte. Sognatrice indefessa con la passione per i libri, il teatro, il cinema in bianco e nero e i viaggi. Nel tempo libero adoro nutrirmi di storie.

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