Un gioiello nell’Irpinia: l’abbazia del Goleto

Un gioiello nell’Irpinia: l’abbazia del Goleto

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Negli articoli precedenti abbiamo parlato soprattutto di personaggi di spicco nel mondo dell’arte, questa volta, invece, parleremo di un complesso religioso, cui forse non è mai stata data la giusta visibilità.

Sto parlando dell’abbazia del Goleto, situata nell’aspro e affascinante territorio dell’Irpinia.

La costruzione dell’abbazia risale al XII secolo per volontà di san Guglielmo da Vercelli. Il santo aveva inizialmente intenzione di recarsi a Gerusalemme, dopo il suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela, ma durante il percorso decise di fermarsi in Italia meridionale. Qui venne, però, malmenato da alcuni ladri e il santo considerò l’accaduto come un segno di Dio per farlo restare nel sud dell’Italia e diffondere il messaggio di Cristo.

L’arrivo di Guglielmo diede il via alla costruzione d’importanti monasteri come quello di Montevergine del 1114.

Nel 1133 Guglielmo arrivò nella zona del Goleto, situata nella piana di Sant’Angelo dei Lombardi, e, dopo aver vissuto nella fessura di un albero, decise di intraprendere la costruzione di un monastero femminile, a cui aggiunse anche un piccolo convento maschile, il cui compito primario era quello di controllare e vegliare l’operato delle monache, che vivevano in clausura.

Le monache furono molto abili nell’amministrazione del complesso e riuscirono ad arricchirsi sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista terriero. Molte furono le badesse che riuscirono ad ricoprire un ruolo importante nella gestione del complesso: tra queste ricordiamo Febronia, Marina I, Marina II, Agnese e Scolastica.

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Sfortunatamente, dopo due secoli di fulgido splendore, nel 1348 iniziò il lento declino, favorito anche a causa della peste, che vide la soluzione di papa Giulio II nel 1506 di sopprimere il monastero alla morte dell’ultima badessa, che avvenne nel 1515. Da questo momento in poi il Goleto fu unito al monastero di Montevergine, con la conseguenza di una lenta ricrescita che culminò tra il XVII e XVIII secolo, con la restaurazione del complesso e della costruzione di una nuova chiesa per opera di Domenico Antonio Vaccaro.

Sfortunatamente l’abbazia fu abbandonata a se stessa con la soppressione degli ordini monastici voluta da Napoleone Bonaparte. Anche eventi recenti hanno contribuito allo stato decadente in cui questo piccolo gioiello si trovava: basti pensare al terremoto del 1980 che colpì duramente l’Irpinia. Questo sisma fece crollare gli archi centrali della Chiesa Grande, che ancora oggi è completamente scoperchiata.

Il complesso si compone di questi elementi: atrio inferiore, cappella di San Luca, chiesa del Vaccaro, la torre Febronia e alcuni casali.

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L’atrio inferiore è, oggi, al centro del complesso e si conservano due piccole chiese sovrapposte, che fungono da spartiacque tra il periodo romanico e il periodo gotico. La chiesa inferiore è esempio tipico del romanico e fu edificata intorno al 1200; inizialmente nacque come cappella funeraria: infatti, presenta una pianta a due navate, separate da due colonne monolitiche che terminano con capitelli bassi dai quali partono gli archi della crociera. Il gusto è del romanico pugliese. Di particolare bellezza è l’arca sepolcrale finemente intagliata su pietra rossa.

La cappella di San Luca, costruita nel 1255, è il gioiello principale di tale complesso. Vi si accede attraverso una scala il cui corrimano assume la forma di un serpente con, all’estremità, un pomo in bocca. Un arco a sesto acuto costituisce il portale d’accesso della cappella e sul frontone possiamo leggere alcune scritte che ci ricordano che la cappella venne edificata da Marina II per poter accogliere le spoglie di san Luca. Sopra il portale possiamo notare un magnifico rosone a sei luci. L’interno della chiesa è suddiviso in due navate separate, anch’esse, da due colonne. Due sono gli altari presenti, di cui uno di marmo. Per quanto riguarda gli affreschi, che dovevano contribuire a rendere più prezioso l’ambiente, poche sono le tracce che sono rimaste: due medaglioni che raffigurano le badesse Scolastica e Marina e qualche altro che racconta la vita di san Guglielmo.

La chiesa del Vaccaro, come abbiamo detto prima, è priva di copertura a causa del terremoto del 1980 che la danneggiò pesantemente. Questa chiesa fu edificata tra il 1735 e il 1745 e in origine doveva essere sormontata da una cupola centrale.

Infine, altro edificio importante, è la torre Febronia, che prende il suo nome dalla badessa che nel 1152 dispose la sua costruzione. È un vero capolavoro di arte romanica e molti dei blocchi che costituiscono l’opera provengono da un mausoleo di epoca romana dedicato a Paccio Marcello, infatti, sono visibili numerosi bassorilievi.  La torre, cui si accedeva tramite un ponte levatoio, è a due piani e sul piano superiore è decorata con statue sempre di stile prettamente romanico.

Fortunatamente nel corso degli anni l’abbazia del Goleto è tornata a rivestire una certa importanza come luogo simbolo dell’arte e della storia dell’Irpinia. Dal 1990 il complesso è gestito dalla comunità dei Piccoli Fratelli della Comunità Jesus Caritas.

Insomma, un vero gioiello nel bel mezzo del paesaggio irpino che consiglio vivamente di visitare: ne vale proprio la pena!

 

photo credits: GabePix; wikipedia.org; Gianluca Napoletano;

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Giovane studentessa di storia dell'arte. Sognatrice indefessa con la passione per i libri, il teatro, il cinema in bianco e nero e i viaggi. Nel tempo libero adoro nutrirmi di storie.

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