Very Bello: quando l’italianità è imbarazzante anche online

Very Bello: quando l’italianità è imbarazzante anche online

Ogni tanto procastinare sui social tra un lavoro e l’altro dà i suoi frutti.
Oggi su Twitter un hashtag particolarmente interessante svettava prepotentemente su tutti gli altri: #verybello
Convintissima che si trattasse dell’ennesima gaffe di qualche politico dall’inglese maccheronico, clicco sul nome per approfondire e mi si palesa davanti una verità agghiacciante: Very Bello! non è uno scherzo, una parodia o una battuta di spirito.

Very Bello! è il nome ufficiale di una piattaforma digitale (così l’hanno chiamata i giornalisti dell’ANSA, che forse a scrivere “sito web” o “portale” si vergognavano pure loro) dedicata alla promozione degli eventi italiani paralleli all’EXPO 2015. Un’iniziativa rivolta ai turisti, soprattutto stranieri, per offrire loro una panoramica completa del calendario culturale nostrano nel corso di quest’anno. Una bella proposta, un’ottima idea, una realizzazione very imbarazzante.

L’annuncio

È stato nientemeno che il ministro dei beni culturali Dario Franceschini a divulgare la lieta novella su Twitter questa mattina:


Un annuncio ufficiale quindi. Un lancio in piena regola, se addirittura il ministro si scomoda per diffondere il link e invitare gli italiani a visitarlo approfittando del weekend.

Ma si sa, in Italia siamo maestri indiscussi nel ribaltare come un calzino le buone idee e sminuirle con la peggiore attuazione possibile. Very Bello! è già un flop dopo poche ore di vita.
Ecco perché:

Il naming

C’è poco da fare: per quanto ci si sforzi di pensare a una battuta di spirito per commentare questo nome, la battuta non sarà mai più esilarante del nome stesso.

Very Bello! è la somma di tutti i luoghi comuni linguistici per cui all’estero ci etichettano come perfetti idioti. È come se in Germania chiamassero un portale turistico Ja ja, Germany ist gut! o in Francia Voulez vous voyage avec moi?

Ho anche provato a immaginare dei motivi ragionevoli per cui avrebbero potuto sceglierlo. Del tipo:

  • I nomi belli avevano tutti il dominio occupato
  • Il copywriter era sbronzo in un pub, ha incrociato una comitiva di americani e ha chiesto loro di decidere il nome
  • Il copywriter stesso era italoamericano
  • “Very Bello!” era un messaggio su Whatsapp ricevuto da un ministro inglese per commentare il didietro della Bellucci e hanno pensato di riciclarlo
  • Nessuno al ministero ricordava come si dicesse “bello” in inglese (o “very” in italiano, fate voi)
  • “Dai, diamogli un nome ridicolo, così su Twitter ne parlano tutti e diventiamo virali!”

Il sito web

Very Bello! sito web(ebbene sì, sono riuscita a caricarlo!)

Soprassedendo sul nome (che magari potrebbe essere giustificabile con l’attenuante della tentata simpatia), il prodotto vero e proprio, ovvero il sito web di VeryBello!, è in tutto e per tutto un work in progress.

Il genere di progetto che, se fosse stato consegnato da un qualsiasi freelance a un qualsiasi cliente diverso dal ministero, sarebbe stato indubbiamente bocciato.
User experience inesistente, tempi di caricamento biblici e modulo di ricerca non funzionante, solo per citare alcune delle lacune più evidenti.

Ci può stare che i server siano sovraccarichi per il picco di accessi (che comunque era prevedibile).
Ci può stare che il sito vada in timeout nove volte su dieci, e la decima ci metta 35 secondi a caricare.
Ci può stare che i server del ministero non siano very efficienti.

Ma il sito in sé indubbiamente non era pronto per essere lanciato: si tratta di un semplice elenco di eventi, neanche troppo organizzato, in cui vengono presentate diverse categorie di manifestazioni in un ordine non ben definito (quella di default è “Mostre”, non propriamente la più accattivante).

Il menù è ben poco intuitivo: la voce più utile, ovvero il calendario, è rinominata “Periodo” e permette solo di vedere gli eventi fino ai prossimi 7 giorni. Se io fossi un turista che deve venire in Italia fra 4 mesi del sito me ne farei ben poco.

La navigazione è così lenta e frustrante che dopo pochi click mi sono dovuta fermare e non ho potuto approfondire oltre. Ritenterò quando ci saranno meno accessi – sperando fosse quello il problema.

Ma la lacuna peggiore, quella che da sola sarebbe valsa il posticipo del lancio, è la mancanza di altre lingue oltre l’italiano. Il ministero dichiara che il sito verrà tradotto in otto lingue entro il 7 febbraio (data in cui sarà presentato ai presidenti dei padiglioni stranieri), ma allora perché non lanciarlo in quella data? Perché mobilitare la rete per mostrare un prodotto completo a metà? Persino nel footer troviamo la dicitura Beta Version.

La principale esigenza di un turista straniero è leggere le descrizioni degli eventi nella sua lingua. Noi italiani possiamo trovare quelle stesse informazioni in mille posti diversi, persino sulle pagine Facebook delle nostre città. Ergo, il sito ora come ora è utile solo al ministero per vantarsene.

Come se non bastasse, Franceschini ha rincarato la dose dichiarando: “Oggi pomeriggio invieremo 3 mila mail ai siti giornalistici offrendo di prendere il banner di VeryBello! gratuitamente.”
Come se di norma i banner e i comunicati stampa si pagassero.

La mia non vuol essere una critica fine a sé stessa (il sito ha anche dei lati positivi, come una grafica pulita e un buon uso dei colori), ma una riflessione sul rapporto dell’Italia con i nuovi media.
Era davvero necessario mettere le mani avanti e proporre al pubblico una pagina web incompleta?
Era necessario buttarsi a capofitto senza ricontrollare il funzionamento dei form, testare la velocità o verificare l’esperienza utente?
Era necessario darsi in pasto a Twitter con un prodotto scadente e screditare per l’ennesima volta il nostro Paese, che è pieno di professionisti seri che vorrebbero vendersi all’estero come sviluppatori web, copywriter o web designer?

Cosa c’è di very bello in tutto questo?

L’Italia sarà anche very bella. Ma di certo non è very digital.

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Blogger, web designer, a volte scrittrice analogica. Nerd repressa causa incompatibilità con la matematica. Mens sana in corpore pigro. Sogno di scrivere un e-book al giorno e di smetterla con le frasi brevi nelle biografie.

Commenti

4 Commenti
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      posted by
      Susanna Marsiglia
      Feb 1, 2015 Reply

      Credo siano gli unici a poter fare qualcosa! 😀

  1. Avatar
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    Gianluca Carlesso
    Feb 2, 2015 Reply

    Da Web Designer, sono d’accordo su praticamente tutto. Un sito del genere è da mettersi le mani sui capelli e scappare fuori urlando 🙂 Molti aspetti della User Experience sono tralasciati. Una grande bozza. Il solito lancio frettoloso all’italiana e poco importa se è la versione beta, non si dovrebbe lanciare un servizio web in beta con un annuncio in pompa magna!

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      posted by
      Susanna Marsiglia
      Feb 2, 2015 Reply

      La cosa raccapricciante, Gianluca, è che Franceschini dopo poche ore si vantava della grande pubblicità che gli avevamo regalato coi nostri commenti negativi.
      Errare è umano, perseverare è diabolico, ma addirittura vantarsi dell’errore è una peculiarità tipicamente italiana.

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