Viva il vintage. Quando il digitale ci priva dell’autenticità

Viva il vintage. Quando il digitale ci priva dell’autenticità

15906231700_fef850758a_b

Come ogni studentessa universitaria che si rispetti, ci sono quei meravigliosi momenti in cui non si ha voglia di piegarsi sui libri e studiare intensamente per gli imminenti esami, ragion per cui cerchiamo qualsiasi pretesto per tenere la mente occupata con altro. Il tutto senza ammetterlo apertamente a noi stessi, ma questa è un’altra storia.

Comunque, mi trovavo in preda ad uno di quei momenti: vuoi per le infinite pagine che mi attendevano fameliche, vuoi per l’ora tarda, vuoi perché era domenica sera, ho deciso di aprire l’armadietto della libreria del mio salotto e mettermi a rovistare tra vecchi album e scatole straripanti fotografie e ricordi.

Oltre ad indignarmi ad ogni foto che mi ritraeva con i meravigliosi outfit che mia madre pensava appositamente per me (la cosa che mi turba di più è pensare che si sia spremuta le meningi per conciarmi in quel modo) decisi di cambiare soggetto, anche perchè quelle foto mie da bambina le conoscevo più o meno tutte: recuperai gli album di fotografie dei miei genitori all’epoca del loro fidanzamento e dei primi anni di matrimonio.

E lì un sorriso si è subito stampato sul mio viso. La cosa curiosa è che da bambini e da adolescenti ci fa un effetto piuttosto strano vedere i nostri genitori da ragazzi, perché ingenuamente pensiamo che loro siano sempre stati così come li abbiamo conosciuti: adulti, responsabili, con qualche ruga. Quando siamo noi ad avvicinarci all’età adulta, invece, proviamo una certa curiosità a sapere qualcosa di più sul loro passato.

È stato emozionante vederli così giovani e felici, sorridenti. E lì mi è venuta in mente questa cosa: le fotografie, quelle sul rullino, che si scattavano con le vecchie macchine, quelle foto dove non potevi sbagliare la messa a fuoco perché non potevi cancellarla, ormai l’avevi fatta, erano senza alcun dubbio le migliori.

Ora, in un epoca in cui basta un telefonino e un filtro instagram per sentirsi dei fotografi professionisti, basta farsi un selfie, non ci sono foto dove siamo ritratti a figura intera (il selfie stick non vale!), o almeno non sono molte, che ci catturano belli e spensierati, magari con pose naturali.

Facciamo foto con le labbra a culo di gallina. Ed è tutto dire!

Non c’è più l’emozione di aspettare un po’ di tempo per poter vedere come sono venute le foto, perché non potevamo sprecare nemmeno uno scatto. Ora invece “fammi vedere com’è venuta… oh mio dio, è orribile! Cancellala e facciamone un’altra”, perdiamo l’autenticità.

Così come perdiamo il momento di guardarle tutti insieme: niente più mani che si passano la foto e “attento con le mani a non rovinarla”, ma stiamo semplicemente davanti ad uno schermo luminoso.

Ma la domanda che mi lascia con più perplessità è questa: quando i nostri figli ci chiederanno di vedere le nostre foto da giovani, cosa gli mostreremo?

Selfie scattati in discoteca, nei bagni, nei bagni delle discoteche (ancora peggio!), labbra a culo di gallina, scollature vertiginose e chi più ne ha più ne metta.

Eh sì, il vintage è decisamente meglio!

 

14190093932_31ae49c73b

photo credits: Steven Karsten; Watching it's dream
Avatar
Giovane studentessa di storia dell'arte. Sognatrice indefessa con la passione per i libri, il teatro, il cinema in bianco e nero e i viaggi. Nel tempo libero adoro nutrirmi di storie.

Lasciaci un commento!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *