Voglia di Kenya: tra Malindi e Watamu, un Paese che ti resta addosso

Voglia di Kenya: tra Malindi e Watamu, un Paese che ti resta addosso

Quello che ti colpisce, atterrato all’aeroporto di Mombasa, è il caldo. Un caldo che, anche se sei stato avvisato, ti sorprende e ti si appiccica addosso.
L’aeroporto di Mombasa ha un certo fascino, nonostante non abbia niente a che fare con gli aeroporti moderni ai quali sono abituata in Europa. È aperto, forse nella speranza di far circolare la rarissima brezza africana, e spesso visitato dalle scimmie.
Un primo impatto, solo un assaggio, del profondo contrasto culturale.

Dopo 24 ore dalla partenza da casa, avendo attraversato mezzo globo, le quasi tre ore che separano Mombasa e Malindi sembrano interminabili, ma per quello che vi aspetta all’arrivo ne vale davvero la pena – e se siete fortunati forse riuscirete anche a riposare gli occhi nel tragitto.

Sono passati quattro anni da quando sono stata a Malindi l’ultima volta e, come allora, quello che più mi ha colpito è stata la mancanza di cura per i luoghi comuni, la poca pulizia ai bordi delle strade dove la gente cammina e si siede sotto gli alberi nel miraggio di un po’ di frescura. È un mondo diverso a quello a cui sono abituata e che per questo mi affascina.
Quest’anno ero pronta a conoscere meglio la città e chi ci vive, inserirmi un po’ di più nella cultura che per due settimane – solo due purtroppo – mi avrebbe ospitata. Ed è stata la scelta migliore mai fatta perché al di là del primo strato di sporcizia, Malindi ha un sacco da offrire a chi è pronto ad assorbirne l’essenza.
Negli ultimi due anni il Kenya ha subito un calo turistico – ed è quindi bene ricordare che non è un Paese a rischio ebola, non lo è mai stato.

La prima cosa che si impara vivendo un po’ a contatto con i locali è il loro motto “pole pole” – piano piano, senza fretta. Qualsiasi cosa tu faccia, non c’è urgenza. Correre e stressarsi non ha alcun senso. Gli orari, gli appuntamenti sono solo approssimativi.
– Se ti dico che ti porterò 2kg di aragosta lunedì alle 14 non stupirti se arrivo martedì alle 16: le aragoste non hanno orario.
Anche se può sembrare strano e lasciarti spiazzato i primi giorni, ci si abitua in fretta a vivere così. Dopo due giorni in Kenya ho tolto l’orologio.

A poche ore da Malindi, si trova il Marafa’s Canyon, un’affascinante depressione visitabile nella stagione secca. Secondo la leggenda keniana Hell’s Kitchen – così rinominato per la alte temperature che si raggiungo all’interno del canyon – è stato creato come punizione divina.

Marafa, Hell’s Kitchen, Kenya

C’era una volta una ricca famiglia che aveva l’abitudine di fare il bagno nel prezioso latte prodotto.
Gli dei, stanchi dello spreco, aprirono la voragine sotto la loro casa.
I colori della sabbia, rosso come il sangue e bianco come il latte, restano come monito.

 Godetevi il panorama, il tramonto sulla distesa infinita davanti a voi, sopra i parchi del naturali e le riserve del Kenya. Ma state attenti a non farvi raggirare dalle vostre guide.
Come ogni altro luogo di interesse turistico che visiterete in Kenya, diffidate dai venditori di manufatti artistici che vi diranno che sono tutte opere loro e che il ricavato andrà alla comunità – non è vero, ma faranno leva sul vostro buon cuore.

Una delle regole fondamentali, una delle cose da tenere a mente quando viaggiate in Kenya, è che tutti – o quasi – vi chiederanno soldi. Ovunque. Per qualsiasi cosa. Spesso mentiranno anche a proposito del fatto che i soldi che state spendendo vadano alla comunità – non è vero.
Imparate a trattare. Cercate di essere rigidi e di non farvi muovere a compassione: le persone che avete davanti sono abituate a trattare con i turisti. Come mi è stato detto dal nostro autista keniano il giusto prezzo per una cosa è quello che entrambi accettate.
Tenete a mente questo quando farete un giro al mercato turistico di Malindi: potreste fare grandi affari o far fare affari grandissimi alla persona che avete davanti.

Malindi o Watamu?

Quando qualcuno mi chiede dove è meglio alloggiare, se Malindi o Watamu, rispondo senza alcun dubbio Malindi. La città è più vivace, ricca ristoranti meravigliosi dove andare a cena e locali dove andare a bere qualcosa. Da tenere presente, quando si esce a cena a Malindi, è che le alternative sono due: andare in un ristorante locale con cucina tipica – in tutti i sensi – con prezzi keniani o in un ristorante turistico con cucina e prezzi europei.
Ma per una questione di giustizia, è giusto ammettere che le spiagge di Malindi, per quanto belle, non possono competere con la meraviglia di quelle di Watamu.

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Watamu

Purtroppo, però, è difficile riuscire a godersi appieno la spiaggia quanto si vorrebbe. Molto spesso schiere di beach boys – ragazzi della spiaggia – si appostano ad aspettare i turisti, nella speranza di vendere loro qualche escursione, piccoli manufatti e via dicendo con una certa insistenza. Raramente diventano pericolosi o aggressivi, ma possono mettere alla prova anche le persone più pazienti.
Per organizzare le mie escursioni e il safari ho preferito appoggiarmi al Kudo Safari, un ufficio organizzato. Ho sentito pareri molto discortanti relativi ai beach boys e, essendo io una maniaca del controllo, ho preferito un’agenzia conosciuta.

Siamo partiti il 31 dicembre in mattinata per lo Tsavo East National Park e abbiamo festeggiato l’arrivo dell’anno nuovo immersi nel buio più assoluto e nel silenzio della savana. Il campo Kudu nel quale abbiamo pernottato è uno di quelli tendati vicino al fiume.
Nei due giorni che abbiamo passato guidando in mezzo alla savana abbiamo avuto la fortuna di vedere molto e di imparare molto. La nostra guida – vent’anni che porta turisti in savana e gira i parchi safari – ci ha intrattenuto raccontandoci aneddoti di safari passati, ci ha parlato del Kenya in generale.

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Alla fine delle due settimane di vacanza ho fatto esperienza diverse, attraversato e visto posti meravigliosi, assaggiato cibi che non avrei trovato altrove e riposato su alcune delle spiagge più belle del pianeta – non sto esagerando, andate a Watamu e mi saprete dire.
Il Kenya è una meta turistica adatta alle esigenze di tutti – provare per credere!

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1/4 di secolo e la calcolatrice per fare 2+2.

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