We.woman: il nuovo progetto fotografico contro i tradizionali canoni di bellezza.

We.woman: il nuovo progetto fotografico contro i tradizionali canoni di bellezza.

Photo credit: d.repubblica.it/
Photo credit: d.repubblica.it/

Dopo il progetto realizzato da Liora K., arriva un nuovo progetto fotografico rivolto alle donne affinché possano apprezzarsi di più.

Il servizio fotografico, dal nome We.Women, è nato dall’idea della fotografa Neringa Rekašiūtė, dalla giornalista Beata Tiškevič e dalla specialista di comunicazione Modesta Kairytė, tre donne lituane. Esso ha visto protagoniste 12 donne in biancheria intima mentre si specchiano.
Dodici corpi diversi, che raccontano storie differenti.

154407700-96ba1cd5-b53a-493d-8d37-53fb3ef5c0c9
Photo credit: d.repubblica.it/

Ciascuna delle donne che si sono prestate al nostro progetto, hanno affrontato una serie di problematiche differenti circa la percezione di sé e della propria immagine; non solo donne che hanno sperimentato il disprezzo per il proprio fisico a causa di un’eccessiva magrezza o grassezza, ma anche altre che hanno sofferto di disturbi alimentari gravi, come l’anoressia o la bulimia, o di malattie come la depressione, la vitiligine, fino al cancro al seno.

ha dichiarati la fotografa.

Esso si presenta, pertanto, come una sorta di manifesto contro i tradizionali canoni di bellezza proposti dai media oggi.

154408157-e7e4c6ca-97ca-49cc-9b3d-118bc3c1d112
Photo credit: d.repubblica.it/

Il messaggio dunque è chiaro: amarsi per come Madre Natura ci ha fatte, vincendo paure e  insicurezze, sfatando il mito della società odierna riguardo il corpo perfetto.
Il corpo perfetto non esiste e bisogna, pertanto, accettare i propri difetti: credere in sé stessi, infatti, è il primo passo per essere felici.

La fotografa ha dichiarato:

Quello che cerchiamo di fare con il nostro progetto è incoraggiare le donne ad accettare e amare i loro corpi, così come sono. Con tutte le cicatrici interiori ed esteriori.

Nonostante le critiche iniziali da una parte della società lituana, il progetto è diventato una mostra fotografica molto apprezzata, e da quanto dichiara la fotografa, “un’esperienza di guarigione” per tutte.

Avatar
Non riesco a parlare di me facilmente, non so mai cosa dire perché sono più che convinta che non bastano due parole per raccontare una persona. Potrei fare “una lista della spesa “ per scrivere tutte le cose che adoro e che odio, ma mi dilungherei troppo quindi semplicemente dico che mi piace andare controcorrente e mi piace ascoltare le persone che hanno una storia, che hanno ancora voglia di far sentire la propria voce in un mondo fatto da stanze in cui si sente solo il rumore dei tasti sulla tastiera.

Lasciaci un commento!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *