Quando io e te potevamo essere ancora un noi

città notte

Tornavo a casa, una sera. Non ricordo il giorno preciso.
Non era una sera speciale. Non faceva né troppo caldo né troppo freddo. Non era successo nulla di particolare quel giorno.

Ma quella sera, senza una specifica ragione, ho realizzato che la mia vita non stava andando nella direzione che volevo. Ho tolto in un attimo il drappo con cui mi ero coperta gli occhi fino a quel momento, ingannandomi, convincendomi che andava tutto bene, che non c’era nulla di cui preoccuparsi.

Dovevo preoccuparmi eccome. Tu mi mancavi ancora. Me ne sono accorta alla seconda uscita di una rotonda, inghiottita dalla luce dei lampioni, mentre la musica invadeva l’abitacolo dell’auto e una lacrima solitaria mi annebbiava la vista.
Io non ti avevo mai messo da parte. Tu eri sempre stato l’unico, il solo che riusciva a calmarmi con una parola, a farmi ridere con una smorfia, a farmi sentire a casa.
Dov’eri stato in tutto quel tempo? Dov’ero stata io, che mi ero nascosta da te e dai miei sentimenti? Che credevo di averti dimenticato?
Avrei voluto fare inversione, guidare fino a casa tua e chiederti scusa. Scusa per tante cose. Per non aver avuto la forza di lottare, di capirti.
Avrei voluto svegliarti con una telefonata, non mi importava se stavi già dormendo, e ti avrei urlato nel ricevitore che ti amavo ancora, che volevo ricominciare, che niente e nessuno avrebbe potuto fermarci stavolta.
Avrei voluto dormire con te e confidarti che non mi piaceva il mio lavoro, non mi piacevano le persone che mi circondavano, non mi piacevano tutti i doveri e le responsabilità che mi sentivo addosso. Avrei pianto e mi sarei sentita più leggera, ti avrei detto tutto ciò che non avevo il coraggio di dire al resto del mondo.
Ti avrei baciato tante, tante volte, avrei sentito l’odore della tua pelle, avremmo fatto l’amore per tutta la notte.

Ma ho scosso la testa. È una lacrima passeggera, mi sono detta, è la tristezza di un momento.
C’era una ragione se non eri più con me. La vita ci aveva divisi ed io non avevo il diritto di appellarmi alla sentenza del destino.
Ho tirato dritto fino a casa mia, mi sono addormentata con tanta fatica, dicendomi che era meglio così.

Quella lacrima non era passeggera e quella mancanza ancora non me la sono scrollata di dosso.

Ancora oggi mi pento di non averti raggiunto quella sera, quando forse qualcosa si poteva ancora salvare, quando io e te potevamo ancora essere un noi.
Quando il tempo e le mille domande non si erano ancora messi in mezzo a crearmi mille complessi.
Quando un chiarimento non era fuori luogo, e forse anche tu mi stavi sognando.
Quando forse, chissà, mi avresti davvero abbracciata dicendomi che andava tutto bene. E che la mia vita da quel momento in poi sarebbe stata migliore.
Perché ci saresti stato tu al mio fianco.

Quando tu ed io non eravamo due estranei.

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